Gavino De Lunas
BIOGRAFIA
Gavino Luna, in arte Gavino De Lunas, nasce a Padria (Sassari Italy) – la Gurulis Vetus degli antichi romani — l’11 aprile del 1895 da Pietro Luna, di professione sarto, e Maria Maddalena Are, casalinga.
Dopo aver frequentato la scuola prima a Padria e poi nel vicino centro di Pozzomaggiore, nel 1914, all’età di diciannove anni, si arruola soldato volontario ordinario nel 46° Reggimento Fanteria. Con lo scoppio della prima guerra mondiale e l’ingresso dell’Italia nel conflitto, nel giugno del 1915, a Sasso di Stria, è ferito alla gamba sinistra da un colpo d’arma da fuoco. Trasportato d’urgenza a Torino, subisce un intervento chirurgico nel corso del quale gli viene ricostruita la tibia sinistra, con sutura metallica in argento.
Rientrato a Padria, il 4 maggio 1918 si sposa con Maria Giovanna Francesca De Gioannis, morta prematuramente quello stesso anno, dalla quale ha avuto una figlia, Vanda, anche lei scomparsa qualche mese dopo. Il 29 luglio 1920 si sposa in seconde nozze a Tresnuraghes con Antoniangela Attene, insegnante, dalla cui unione nascono tre figlie: Fausta (morta in tenera età), Wanda e Aida.
Invalido della Grande Guerra, presta servizio, come ufficiale postelegrafonico, a Macomer e a Cagliari. Nel 1933, per non essersi tesserato al Partito Nazionale Fascista, è trasferito alle Poste centrali di Aquila. Ma, avendo mostrato particolare attaccamento al dovere durante il movimento tellurico del 26 settembre 1933, viene “premiato”, due anni dopo, con il trasferimento alle Poste centrali di Roma (1935-1941). Segue un breve periodo alle Poste centrali di Lubiana (1942-1943) e poi nuovamente alle Poste centrali di San Silvestro in Roma (1943-1944).
Negli anni Dieci inizia a coltivare la sua grande passione per il canto in re, sia come interprete, accompagnato dalla sua inseparabile chitarra, che come compositore. Diventa, in poco tempo, uno dei più noti e apprezzati interpreti del canto popolare sardo. La sua carriera artistica prosegue negli anni Venti e raggiunge il culmine nel corso degli anni Trenta, con la diffusione su tutto il territorio nazionale di numerosi suoi dischi (78 giri) incisi dalla casa discografica “Società Anonima del Grammofono” di Milano; città dove nel 1930 firma, unitamente ad Efisio Melis, suonatore di “launeddas”, il suo primo contratto discografico.
Interprete originale del canto sardo, artista raffinato, è un poeta che canta i sentimenti e le passioni, gli amori e i tradimenti, le gioie e le amarezze, con una voce straordinariamente melodiosa che incantava e faceva sognare, commovendoli, gli ascoltatori che accorrevano nelle piazze dei centri della Sardegna dove egli teneva, per usare un’espressione moderna, i suoi concerti. Ma si esibisce, con successo, anche nella penisola. Tiene concerti a Roma, Trieste, Aquila, Sulmona, Brindisi. Il 30 maggio 1926, durante la visita a Cagliari del re Vittorio Emanuele III e della principessa Giovanna, De Lunas è l’unico artista chiamato a interpretare alcune canzoni in onore degli illustri ospiti, invitati al “Garden Party”, alla festa organizzata nei giardini pubblici della città. Il suo repertorio, molto vasto, comprende numerose canzoni, che egli interpreta spesso accompagnato dalla chitarra di Nicolino Cabitza, dalla fisarmonica di Pietro Porcu, dalle launeddas di Efisio Melis e dalla voce del soprano Maria Rosa Punzirudu.
Conosciuto e amato come interprete, meno nota è la sua attività di compositore. Ci ha lasciato 21 canzoni inedite per canto di chitarra, scritte tra il 1918 e il 1941, raccolte in un quaderno sotto il titolo di Teatru Sardu: Poesias ineditas pro cantu de chitarra, cumpostas in sos momentos piùs deliziosos, et in sas oras piùs aménas, tra delusiones e dolores!
Durante l’occupazione militare tedesca dell’urbe, pur essendo formalmente inquadrato, col grado di capitano, nel Battaglione Volontari di Sardegna “Giovanni Maria Angioj”, formazione etnica della Repubblica Sociale Italiana, opera nella clandestinità della Resistenza. Tradito da una spia, il 26 febbraio 1944 viene arrestato dalle SS e condotto nel carcere di via Tasso. Il 24 marzo di quello stesso anno è trucidato alle Fosse Ardeatine.